domenica 13 agosto 2023

Se muoio sopravvivimi


Se muoio sopravvivimi con tanta forza pura

da risvegliare la furia del pallido e del freddo,

da sud a sud alza i tuoi occhi indelebili,

da sole a sole fa suonare la tua bocca di chitarra.


Non voglio che vacillino il tuo riso né i tuoi passi,

non voglio che muoia la mia eredità di gioia,

non bussare al mio petto, sono assente.

Vivi nella mia assenza come in una casa.


È una casa così grande l'assenza

che entrerai in essa attraverso i muri

e appenderai i quadri per aria.


È una casa così trasparente l'assenza

che io senza vita ti vedrò vivere,

e se tu soffri amore mio, morirò un'altra volta.


Pablo Neruda (1959)

domenica 6 agosto 2023

Primo viaggio


Non so quando siamo arrivati a Temuco
Nascere è stato impreciso ed è stato tardivo
nascere per davvero, lento
e palpare, conoscere, odiare, amare.
tutto questo ha fiori e spine.

Dal petto polveroso della mia patria
mi portarono senza parola
fino alla pioggia dell’Araucania.

Gli assi della casa
odoravano di bosco,
di giungla pura.

Da allora il mio amore
è diventato legname
e ciò che tocco diventa bosco.

Mi si confondono
gli occhi e le foglie,
certe donne con la primavera del nocciolo,
l’uomo con l’albero,
amo il mondo del vento e del fogliame,
non distinguo tra labbra e radici.

Dalla scure e dalla pioggia iniziò a crescere
la città del legname
appena tagliata come
una nuova stella con gocce di resina,
e la sega e la segatura
si amavano notte e giorno
cantando,
lavorando,
e quel suono acuto di cicala
sollevando un lamento
nell’ostinata solitudine, ritorna
nel mio canto:
il mio cuore continua a tagliare il bosco
cantando con le seghe nella pioggia,
macinando freddo e segatura e aroma.


Pablo Neruda (1964)

sabato 5 agosto 2023

Nascita

 

È nato un uomo

tra tanti

che sono nati,

è vissuto tra tanti uomini

che sono vissuti,

e questo non ha storia

se non terra,

terra centrale del Cile, dove

le viti arricciano i loro capelli verdi,

l'uva si nutre di luce,

il vino nasce dai piedi del popolo.

Parral si chiama il posto

di quello che è nato

in inverno.


Non esistono più

la casa né la via:

la cordigliera rilasciò

i suoi cavalli,

si accumulò

la profonda potenza,

saltarono le montagne

e il paesino crollò

travolto

dal terremoto.


Y así muros de adobe,

retratos en los muros,

muebles desvencijados

en las salas oscuras,

silencio entrecortado por las moscas,

todo volvió

a ser polvo:

solo algunos guardamos

forma y sangre,

solo algunos, y el vino.

Siguió el vino viviendo,

subiendo hasta las uvas

desgranadas

por el otoño

errante,

bajó a lagares sordos,

a barricas

que se tiñeron con su suave sangre,

y allí bajo el espanto

de la tierra terrible

siguió desnudo y vivo.

Yo no tengo memoria

del paisaje ni tiempo,

ni rostros, ni figuras,

solo polvo impalpable,

la cola del verano

y el cementerio en donde

me llevaron

a ver entre las tumbas

el sueño de mi madre.

Y como nunca vi

su cara

la llamé entre los muertos, para verla,

pero como los otros enterrados,

no sabe, no oye, no contestó nada,

y allí se quedó sola, sin su hijo,

huraña y evasiva

entre las sombras.

Y de allí soy, de aquel

Parral de tierra temblorosa,

tierra cargada de uvas

que nacieron

desde mi madre muerta.


Pablo Neruda (1964)